Rifare un gestionale per cambiare fornitore: il vero problema non è il software
“Il gestionale funziona bene, ma vogliamo rifarlo da zero.”
“Identico?”
“Identico. Solo… con un altro fornitore.”
Negli ultimi mesi mi sono trovato più volte davanti alla stessa scena.
Imprenditori e manager che non vogliono un software nuovo, o migliore, o più moderno.
Vogliono lo stesso software di oggi, ricostruito da capo.
E ogni volta, dietro questa richiesta apparentemente assurda, la motivazione è sempre la stessa:
non il gestionale. Il fornitore.
Da qui nasce una riflessione fondamentale per chiunque guidi una PMI dei servizi:
quanto pesa davvero un gestionale… rispetto alla software house che lo realizza e lo gestisce?
Sommario
Il paradosso dei gestionali rifatti identici
Quando un’azienda vuole rifare un gestionale esistente “com’è”, il problema non è tecnico.
È relazionale.
Non manca una funzionalità.
Non c’è un bug critico.
Non c’è un bisogno evolutivo.
C’è un rapporto deteriorato:
- tempi lunghi,
- incomprensioni,
- scarsa trasparenza,
- costi imprevedibili,
- dipendenze tecniche che diventano ostaggi operativi.
Il gestionale diventa il simbolo del problema, non la causa.
Il fornitore pesa più del software
La verità è semplice e spesso sottovalutata:
- un gestionale mediocre con un fornitore eccellente funziona sorprendentemente bene;
- un gestionale eccellente con un fornitore assente o disorganizzato può essere un disastro quotidiano.
Un gestionale non è un prodotto:
è un rapporto di lavoro continuo.
È un ecosistema fatto di:
- aggiornamenti,
- manutenzione,
- analisi dei requisiti,
- evoluzioni,
- supporto,
- conoscenza dei processi aziendali,
- comunicazione.
Quando questo ecosistema si rompe, il software diventa il capro espiatorio.
Come gestire una software house senza trasformarla in un problema
Non servono tecnicismi, serve governance.
Contratto e responsabilità
Non solo un listino, ma un accordo operativo chiaro:
cosa è incluso, cosa no, come si gestiscono le modifiche, quali sono i tempi di risposta, chi fa cosa.
Licenze e libertà dell’azienda
Licenza d’uso, licenza perpetua, personalizzazioni:
devono essere concetti compresi, non accettati a occhi chiusi.
Il punto non è “avere il codice sorgente”.
Il punto è essere liberi di cambiare, senza costi proibitivi e senza dipendenze opache.
Dove vive il software
On-premise, cloud dedicato, hosting del fornitore:
ogni scelta crea un diverso tipo di vincolo.
E la vera domanda è sempre la stessa: chi controlla cosa?
Proprietà intellettuale e libertà reale
Molti imprenditori pensano che “avere il codice” significhi essere al sicuro.
Spesso non è così.
Un codice incompleto, non documentato o scritto con tecnologie proprietarie o obsolete è inutilizzabile anche se ne possiedi una copia.
Al contrario, essere privi del sorgente non è sempre un problema, se il contratto ti garantisce una via d’uscita praticabile, con tempi e costi definiti.
La domanda strategica, quella che pesa davvero, è:
“Se domani il fornitore sparisce, quanto mi costa ripartire?”
Una mini-checklist per capire dove sta davvero il problema
Domande che ogni PMI dovrebbe porsi prima di decidere di ricostruire tutto:
- Il software è il vero problema, o è il rapporto?
- I disservizi derivano da bug… o da gestione impropria delle richieste?
- Serve un nuovo gestionale… o serve un nuovo contratto?
- Cambiare software è necessario… o è una reazione emotiva a un rapporto logoro?
Molto spesso la risposta è evidente, ma non viene detta.
Conclusione – Il vero progetto non è rifare il gestionale, è rifare la governance
Nelle PMI dei servizi, rifare un gestionale da zero “uguale a prima” è quasi sempre un sintomo, non una soluzione.
Il vero nodo non è tecnologico:
è relazionale, contrattuale, organizzativo.
Un gestionale può essere evoluto, aggiornato, rifinito.
Una relazione professionale deteriorata invece continuerà a generare problemi, anche su un software nuovo di zecca.
Per questo, quando si entra in una fase di revisione profonda — analisi dei processi, scelta della software house, definizione del contratto — la soluzione più efficace è spesso una figura esterna:
un temporary manager dell’innovazione.
Una figura neutrale, indipendente, che può:
- analizzare i processi senza pregiudizi,
- distinguere problemi tecnici da problemi relazionali,
- valutare se il gestionale è recuperabile,
- scegliere il fornitore più adatto,
- negoziare licenze e governance,
- impostare un contratto sano, sostenibile, reversibile,
- e poi uscire di scena, lasciando un ecosistema operativo che funziona.
Non rimane.
Non crea dipendenza.
Risolve.
Perché il gestionale è importante.
Ma la struttura che lo sostiene — persone, contratto, governance — lo è molto di più.
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