Quale approccio alla finanza agevolata?
Negli ultimi anni, l’interesse delle imprese verso i bandi e le agevolazioni pubbliche è cresciuto in modo esponenziale. Il richiamo del “fondo perduto” è forte: cifre importanti, percentuali allettanti e la sensazione di poter ottenere risorse senza doverle restituire. Ma dietro questa prospettiva si nascondono spesso alcune insidie.
Molte aziende vengono avvicinate da agenzie che propongono soluzioni “chiavi in mano” per poter accedere rapidamente a un bando. Spesso si tratta di progetti digitali standardizzati, costruiti più per soddisfare i requisiti formali del bando di finanziamento che per rispondere alle reali necessità dell’impresa. Il risultato è prevedibile: una piattaforma poco utile, un gestionale mai utilizzato, e una buona parte del contributo che si esaurisce nel progetto stesso, senza generare alcun valore aggiunto.
Un esempio emblematico riguarda le piattaforme di collaborazione. Strumenti come Microsoft 365 o Google Workspace offrono enormi potenzialità per migliorare i flussi di lavoro, la comunicazione interna e la gestione documentale. Eppure, in molti progetti finanziati, vengono introdotti in modo superficiale, senza un piano di adozione, formazione o integrazione con i processi aziendali.
Il risultato è che, terminato il progetto, queste piattaforme restano inutilizzate o sfruttate solo per funzioni di base — riducendosi a semplici costi di canone aggiuntivi anziché a leve di produttività e collaborazione.
Al contrario, quando sono implementate come parte di una strategia più ampia di digitalizzazione, possono diventare motori di efficienza per ridurre i tempi operativi, migliorare la condivisione delle informazioni e abilitare nuovi modelli organizzativi.
Allo stesso modo, c’è chi partecipa ai bandi nella speranza di creare liquidità per sostenere i costi ordinari di gestione aziendale. Ma anche questa è una scorciatoia sterile: un contributo ottenuto senza una visione strategica difficilmente si tradurrà in crescita o innovazione.
Un approccio corretto alla finanza agevolata parte da tutt’altro punto: dalle esigenze concrete dell’impresa. L’innovation manager aiuta a individuare i progetti realmente utili e a collegarli, solo in un secondo momento, alle opportunità di finanziamento più coerenti. In questo modo, il bando diventa uno strumento di accelerazione di una strategia già definita, non il suo punto di partenza.
Un’azienda che investe in innovazione di processo, ad esempio digitalizzando la produzione o automatizzando la gestione delle informazioni, crea valore reale. Lo stesso vale per chi sviluppa un nuovo prodotto o servizio, o introduce tecnologie abilitanti come l’intelligenza artificiale, l’IoT o la blockchain.
Sono questi i progetti che fanno la differenza e che, anche senza finanziamenti, genererebbero risultati misurabili.
In fondo, la logica dovrebbe essere la stessa del PNRR: non spendere per spendere, ma investire per generare ricchezza e competitività. La finanza agevolata, se ben usata, è un moltiplicatore di valore. Ma solo se parte da un progetto autentico, e non dall’illusione del fondo perduto.
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